Vogliamo creare le basi per un modello innovativo di distretto culturale evoluto nel Sulcis, che abbiamo chiamato DISTRETTO CULTURALE OPEN SOURCE (NATURALE, GLOCALE, ECO-SOSTENIBILE), dove la programmazione sarà aperta, in continuo divenire.

Costituito nel 2013 senza l'intervento da parte delle amministrazioni locali, è basato su di un modello naturale, glocale e sostenibile realizzato attraverso il potenziamento di una rete di operatori del Sulcis.
In Sardegna la sopravvivenza di circa centoventimila persone dipende dagli ammortizzatori sociali, siamo parlando di quasi il 10% della popolazione, ben il 40% di questi assegni vengono erogati nel Sulcis.
Nonostante questo triste primato, provocato da una insostenibile politica industriale di retaggio ottocentesco, ancora oggi si continua a sostenere le imprese responsabili di questa situazione, molte di queste industrie hanno chiuso, ma altre vogliono continuare, ma solo attraverso finanziamenti pubblici, continuando inesorabili ad avvelenare l’ambiente, l’economia ed il futuro del territorio.
Il Distretto Culturale Open Source è nato per dare un forte segnale di cambiamento mettendo in rete intorno ad un progetto di rinascita culturale e ambientale le migliori energie creative presenti nel Sulcis.

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Luca Trevisani, Workshop al Territorium Museum


Workshop tenuto da Luca Trevisani, curato dalla GiuseppeFrau Gallery con la collaborazione di Giorgio Viganò, in cui sono stati coinvolti nella progettazione di opere pubbliche per il territorio, sei giovani artisti provenienti da Carbonia e dal resto dell’isola (Veronica Gambula, Luigi Bove, Marta Fontana, Emanuela Murtas, Calo Spiga, Monica Lugas).





























Carlo Spiga


Monica Lugas



Marta Fontana



Luigi Bove



Emanuela Murtas



Veronica Gambula
Il Territorium Museum of Contemporary Public & Social Art è un'opera della GiuseppeFrau Gallery realizzata nella Grande Miniera di Serbariu a Carbonia. Nato all'interno dell'Auditorium, (inutilizzato da anni) dopo un'azione che lo ha ripulito e risistemato, senza alcun contributo pubblico, per ospitare un centro per grandi progetti per l’arte contemporanea, dove artisti, italiani e internazionali, potevano dare un contributo alla progettazione per il territorio più povero d’Italia: il Sulcis-Iglesiente.