Vogliamo creare le basi per un modello innovativo di distretto culturale evoluto nel Sulcis, che abbiamo chiamato DISTRETTO CULTURALE OPEN SOURCE (NATURALE, GLOCALE, ECO-SOSTENIBILE), dove la programmazione sarà aperta, in continuo divenire.

Costituito nel 2013 senza l'intervento da parte delle amministrazioni locali, è basato su di un modello naturale, glocale e sostenibile realizzato attraverso il potenziamento di una rete di operatori del Sulcis.
In Sardegna la sopravvivenza di circa centoventimila persone dipende dagli ammortizzatori sociali, siamo parlando di quasi il 10% della popolazione, ben il 40% di questi assegni vengono erogati nel Sulcis.
Nonostante questo triste primato, provocato da una insostenibile politica industriale di retaggio ottocentesco, ancora oggi si continua a sostenere le imprese responsabili di questa situazione, molte di queste industrie hanno chiuso, ma altre vogliono continuare, ma solo attraverso finanziamenti pubblici, continuando inesorabili ad avvelenare l’ambiente, l’economia ed il futuro del territorio.
Il Distretto Culturale Open Source è nato per dare un forte segnale di cambiamento mettendo in rete intorno ad un progetto di rinascita culturale e ambientale le migliori energie creative presenti nel Sulcis.

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Mineral Rush Flamingo Crush


Fondazione MACC e Conservatoria delle Coste della Sardegna sono liete di presentare Mineral Rush Flamingo Crush, l’ultimo progetto artistico di Ludovica Gioscia, a cura di Stefano Rabolli Pansera.Archeologia industriale e antropologia sociale sono i temi che caratterizzano il lavoro dell’artista per la Galleria a cielo aperto di Mangiabarche. Un nuovo Giant Decollage, in cui campeggia un elemento totemico come simulacro di un reperto archeologico, cela la pianta mineralogica della Sardegna e svela il modus operandi di Ludovica Gioscia: l’attenzione per ciò che “resta” è fissata su carta attraverso l’immagine di un elemento scultoreo, in questo caso un frammento di piastrella raccolto a testimonianza della storia architettonica dell’edificio, e rimanda ad un futuro prossimo in cui vede l’artista impegnata, durante il corso della residenza, nella realizzazione di una serie di formelle in ceramica che andranno a sostituire i pezzi collezionati. Come in un gioco di specchi, elementi iconografici che richiamano alla storia produttiva locale, legata all’estrazione del carbone, saranno impressi nelle piastrelle, per poi essere introdotte in maniera permanente nell’edificio stesso.Ludovica Gioscia (Roma, 1977), vive e lavora a Londra, dove ha conseguito il Master in Arte alla Slade School of Art nel 2004. Tra le sue mostre personali: Vermilion Glow Bleeds Rust, Galleria Riccardo Crespi, Milano (in corso); Forecasting Ouroboros, installazione semipermanente al Macro di Roma (2012); Papered Portraits al Warhol di Pittsburgh (2009) e Mikado a Siobhan Davies Studios (2009). Ha preso parte a numerose collettive come Cast Contemporaries (parte del Festival di Edinburgo, 2012), Material a Salon 94, New York, a cura di Duro Olowu (2012), Going International al Flag Art Foundation, New York (2010); Carte Blanche, Analix Forever, Ginevra, a cura di Michele Robecchi (2010), Murals alla Fondazione Miró di Barcellona, a cura di Martina Millà (2010) e sempre nel 2010 Playboy Bunny Redux al Warhol di Pittsburgh a cura di Eric C. Shiner, Aaron Baker e Ned West.

GRILL / Robert Pratt / Fondazione MACC


Esiste un confine tra l'arte e la vita di tutti i giorni? Esiste davvero una dimensione altra che riconosce un'opera d'arte come tale? E' meglio il vino o la birra? Il pesce o la carne?
Per dissipare ogni dubbio l'artista Robert Pratt ha realizzato un barbecue e non vede l'ora di grigliare teorie metafisiche e ottime bistecche, i calamari forse no.
Siete tutti invitati, un amico,una bevanda e pensieri in libertà è quello che vi chiediamo di condividere!
L'appuntamento è per Sabato 28 Settembre, ore 20.00, piazzale del Museo d'Arte Contemporanea di Calasetta.

Beyond Entropy will be at the Lisbon Triennale

Beyond Entropy will be at the Lisbon Triennale Close Closer as an Associated Project. We will be at the Associated Projects Market at: Sinel De Cordes Palace  142 Campo Santa Clara, Lisboa 

To promote our Cinematic Workshop to be held the first week of October in Calasetta, Sardinia with Portuguese Film-maker Pedro Lino


Sulcis Oddity 5 anni di Cherimus in mostra alla Fondazione MACC


La mostra racconta la realtà di un'associazione capace di lavorare con artisti di  tutto il mondo e in grado di coinvolgere attivamente il tessuto locale del Sulcis. Le opere esposte al Museo d’Arte Contemporanea di Calasetta descrivono la crescita di uno speciale rapporto tra Cherimus e il suo territorio d’azione: un luogo, il Sulcis, che dalla posizione marginale si trasforma in un centro ideale per lo sviluppo di nuovi progetti, definendo di volta in volta differenti scenari relazionali e possibili orizzonti di senso.

MACC/ MANGIABARCHE/Artista-in-Residenza: Joanne Robertson, Nicolas Amato, Rosie Putler


Il Leone d’oro assegnato all’Angola nell’attuale edizione della Biennale di Venezia, sa un po’ di Sardegna, o meglio ancora di Sulcis, eh sì, il curatore del Padiglione africano, Stefano Rabolli Pansera (Beyond Entropy Ltd) è anche il direttore del MACC, e della galleria Mangiabarche, a Calasetta. Un riconoscimento internazionale accompagnato da una dose di spregiudicata attenzione verso realtà periferiche, ma determinate a rispondere alle sollecitazioni intelligenti di persone intelligenti con progetti intelligenti, del resto Beyond Entropy Ltd è un’agenzia non profit, che s’ispira al concetto di Energia come strumento poetico per definire nuove strategie territoriali e urbane, lavorando in aree critiche del pianeta, dalle periferie sovraffollate delle metropoli Africane alle steppe desertiche dell’Asia Centrale fino al Sulcis, appunto una delle zone più belle ed ostili, del pianeta.
Adesso, anche la Biennale di Venezia sembra confermare la centralità dei territori periferici, sempre che questi sappiano costruire strategie di accoglienza per percorsi alternativi verso il centro.Intanto, in loco, Stefano Rabolli Pansera ci ha regalato una bellissima mostra, realizzata dagli artisti dell’ultima residenza Joanne Robertson, Nicolas Amato e Rosie Putler, dove ha messo in gioco quell’aspetto pulito e White dell’architettura recuperata, ad arte, di Mangiabarche. Sembrava quasi che fosse stata occupata da una famiglia figlia della disperazione e della crisi: il tetto (che non è stato volutamente ricostruito per permettere di vivere uno spazio aperto al cielo) era stato ricoperto da arbusti e piante secche, all’esterno dei tiranti sostenuti da dei blocchetti, sospesi, di cemento, sembravano compromettere la bianchissima linearità del muro. All’interno grandi teli, recuperati dal cantiere, apparivano grossolanamente dipinti, una vecchia borsetta da donna, raccattata chissà dove, era appesa in un’assemblage improponibile, il tutto condito da un forte vento di maestrale, quello che piega gli alberi. Pochissime persone hanno avuto la forza di presentarsi alle assolate ore 17, nell’isola un curatore dal Leone (e dal cuore) d’oro ancora non smuove l’esercito dei vernissage. Fantastica, bellissima, pazzesca che altro dire, l’ora insolita è stata scelta perché gli arbusti e le piante messe sul soffitto, che non c’è, erano stati messi dall’artista di Los Angeles (alla sua prima esperienza espositiva in assoluto) Nicolas Amato per proiettare sui muri incredibili decorazioni; e va bene che la sua professione, prima di questa esperienza che l’ha convinto ad approdare a quella dell’arte, è stata quella di tecnico delle luci per il cinema di Hollywood, ma la semplicità del gesto ha lasciato sul campo, anzi sui muri, tutto il marchingegno per sostenere l’effetto, un po’ come nel cinema, dove dietro l’immagine c’è tutto l’apparato di ripresa. Ma è proprio questo che ne fa una straordinaria macchina per la messa in scena dell’opera, infatti i tiranti disegnano delle forme astratte sui muri che ricordano la vocazione astrattista del MACC. La pittura, anzi quelle pitture, che abbiamo poc’anzi definito grossolane, in realtà utilizzando la forza cromatica del materiale, il colore riempie solo una parte della superficie, riescono a superare quella divisione tra supporto e finzione, diventano dei quadri di una potenza straordinaria. La mostra ci sorprende proprio per quel suo svelarsi poco a poco, la sensazione all’uscita è diversa da quella dell’entrata, questo si che è arricchirsi di un’esperienza.
(Pino Giampà art a part of cult (ure)

La Biblioteca fantastica


IL PROGETTO
Marcos Lora Read dalla Repubblica Dominicana, Yassine Balbzioui dal Marocco, Kilap Gueye e Pape Thiam dal Senegal, Andrè Raatsch dall'Ungheria, Daniella Isamit Morales dal Venezuela, affiancati da Simone Berti, Michele Gabriele, Matteo Rubbi, Carlo Spiga e Jonathan Vivacqua, hanno lavorato con i ragazzi delle scuole medie di Masainas, Villaperuccio, Santadi, Piscinas, Giba e Perdaxius nelle rispettive biblioteche nel corso di quattro workshop, a cominciare dal novembre del 2012 fino a febbraio 2013. 
Il loro lavoro è stato poi valorizzato e formalizzato in due laboratori aggiuntivi tenuti da un artista, Stefano Faravelli, e uno scrittore, Andrea Bocconi; un fotografo, Vincenzo Cammarata e un regista, Andrea Canepari, tutti docenti della "Scuola del viaggio", altro partner speciale del progetto. 

SULCIS: DISTRETTO CULTURALE OPEN SOURCE (NATURALE, GLOCALE, ECO-SOSTENIBILE)

SULCIS: DISTRETTO CULTURALE OPEN SOURCE (NATURALE, GLOCALE, ECO-SOSTENIBILE)
Azione preliminare n° 2

Nell’isola la sopravvivenza di circa centoventimila persone dipende dagli ammortizzatori sociali, che riceve un loro familiare, siamo parlando di quasi il 10% della popolazione: ben il 40% di questi assegni, di cassaintegrazione, vengono erogati qui nel Sulcis. Nonostante questo triste primato, provocato da una insostenibile politica industriale di retaggio ottocentesco, ancora oggi si stanno per sprecare centinaia di milioni di euro per regalarli alle industrie ed alle imprese responsabili di questa situazione. Molte di queste industrie delocalizzano, altre vogliono continuare, ma solo a suon di soldi pubblici; la politica non riesce a pensare ad altro che a quel sistema come produttore principale del PIL e delle prospettive di sopravvivenza dei posti di lavoro, a costo di finire di avvelenare l’ambiente, l’economia ed il futuro della nostra terra.
Nella nostra città, i partiti politici, tutti, sono stati responsabili di questa situazione, hanno tenuto sotto ricatto un intero territorio, prima governando sui posti di lavoro che c’erano, ora speculando su quelli che non ci sono.






Agrifest 2013


L'Agrifest è un incrocio tra una festa privata, un festival culturale ed una rivoluzione.
Abbiamo costruito una Agri-factory ( intesa come open source/open house per ricercatori, artisti, creativi ed operatori dell'innovazione e della sopravvivenza ) ovvero un luogo per condividere saperi ed esperienze con tutti quelli che hanno intenzione di esprimersi, costruire, creare e comunicare attivamente.



 L’Agri-Factory è una comunità 3.0 ad alta energia creativa, nata per permettere uno scambio di saperi tra arte contemporanea, ricerca musicale, bioarchitettura, tecnologie open source, agricoltura (permacultura, biodinamica, sinergica, ecc.), economia della decrescita e sviluppo sostenibile; è un segmento del  Distretto Culturale Open Source appena auto-attivato nel Sulcis, con la mission di portare la cultura come matrice dei nuovi processi dell’innovazione, dell’economia e della sostenibilità.

L’AgriFest è uno dei  format di aggregazione sociale e culturale dell’Agri-Factory, dove gli scambi di saperi si integrano con le pratiche della convivialità, della festa e del  divertimento. Un AgriFest  non  si tiene mai in un posto  a caso, prende vita in luoghi significativi, non solo per il carattere scenografico e paesaggistico, ma soprattutto dove sono attivi, o si possono attivare, buone pratiche della sostenibilità e dell’innovazione. 


Eleonora Di Marino: S.P.A. (Soluzioni Per l'Ambiente): Iglesias


Fanghi Rossi, 2,5 milioni di tonnellate di veleni alle porte di Iglesias, sono residui di lavorazione degli impianti di trattamento dei minerali, contengono quantità notevoli di sedimenti e di metalli pesanti come piombo, zinco, cadmio, mercurio, ferro, rame, manganese. Nonostante la loro pericolosità, grazie all'effetto cromatico e paesaggistico, fanno parte caratterizzante del territorio, dichiarati monumento naturale, patrimonio dell’umanità in quanto facenti parte del primo parco geominerario al mondo riconosciuto dall'UNESCO. Una contraddizione portata avanti da una politica per le bonifiche che cerca, senza ancora nessun risultato, di mettere in sicurezza questa montagna di veleni, puntando sul drenaggio delle acque e sull’intenzione di tenerli “in umido”, per evitare la dispersione delle polveri. Apparentemente semplice nell’operazione, è in realtà alquanto lenta e farraginosa nelle procedure. Nell’attesa che si mettano d’accordo, a chi e per chi debbano essere recuperate le risorse necessarie, le micidiali polveri si disperdono nell’aria, per paradosso sono meno pericolosi quando il colore rosso è più intenso, mentre se la tonalità diventa più chiara aumenta la volatilità delle polveri. Non è intenzione dell'operazione sindacare le varie soluzioni tecniche messe in campo, ma denunciarne il ritardo, l’incertezza, i convegni di studio che si trasformano in kermesse politiche, dove si recitano relazioni accattivanti, si paventano finanziamenti e promesse di posti di lavoro che puntualmente non arrivano, visto che la stessa IGEA (la Società che ha competenze sulle bonifiche) è sottoposta a minacce di tagli ed incerto destino.